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Le Istituzioni

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softhard: sharp

Il politologo Joseph Nye definisce soft power il potere di persuasione che uno stato esercita grazie al fascino della sua cultura, dei suoi ideali e delle sue istituzioni. Se le politiche di un paese vengono considerate legittime e virtuose, gli altri stati decidono di volerle emulare. Tutt'altra cosa è l'hard power, che non vuole persuadere ma piuttosto costringere. Attraverso interventi militari o sanzioni economiche ad esempio, uno stato cerca di piegare la controparte al proprio volere. 

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Negli ultimi anni è tornata alla ribalta l'idea di un terzo potere che rimane spesso segreto ed è associato ai paesi autoritari, come la Cina: i politologi Christopher Walker e Jessica Ludwig lo definiscono sharp power. Per asservirla ai propri interessi, lo sharp power intende manipolare la controparte, erodendone i processi democratici dall'interno. È anche conosciuto anche con il nome di guerra politica (political warfare) o più comunemente, operazioni di influenza. 

I rapporto tra Cina e Italia sono cambiati molto nel corso degli anni.  

Leggi l'approfondimento Cosa si pensa a Roma di Pechino

Il Caso

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Ad aprile 2022 è iniziato il processo che vede protagonista, tra gli altri, Antonio Morabito, già ambasciatore italiano a Monaco poi approdato alla direzione generale per la promozione del sistema paese del ministero degli Esteri. L'indagine della Guardia di Finanza ha rivelato una serie di pagamenti mensili, viaggi e altri benefit che l'ambasciatore Morabito avrebbe ricevuto tra il 2016 e il 2017 per la creazione di canali preferenziali per investimenti esteri, anche cinesi, in Italia. 

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Nell'avviso di garanzia si legge come tra le altre cose, Morabito forniva informazioni riservate su aziende "in procinto di essere cedute o comunque interessate alla partecipazione di terzi al capitale sociale"; prometteva di trovare opportunità riguardo "infrastrutture e opere importanti, come centrali elettriche, gasdotti, autostrade" e anche aziende partecipate dallo Stato; forniva notizie a intermediari interessati a stringere un accordo commerciale in ambito di prodotti informatici con Huawei, il gigante delle telecomunicazioni cinesi con un legame controverso con il Partito comunista.

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Al centro della complessa vicenda anche due individui di origine cinese, l'avvocato di Roma Claudio Xu Chenghui e Hu Yunlai, ex agente di commercio e ora imprenditore attivo nel settore navale che vive a cavallo fra Genova e Milano. Nella storia di Morabito, sia l'avvocato Xu che l'imprenditore Hu fungono da intermediari tra l'ex ambasciatore e coloro che desideravano informazioni riservate a cui il funzionario aveva accesso. Hu Yunlai si occupava personalmente di disporre alcuni dei bonifici in cambio delle informazioni da un conto di Shanghai, e Claudio Xu Chenghui "dava o prometteva [...] una cifra fissa" all'Ambasciatore per l'accordo con Huawei, si legge nelle carte della Guardia di Finanza.

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Sulle esatte dinamiche della vicenda farà luce la seconda sezione penale del Tribunale di Roma. 

I legami di Xu con la politica italiana e cinese non sembrano circoscritti al caso Morabito.

All'epoca dei fatti Hu Yunlai era a capo di Obali Europe Srl, un'azienda attiva dal 2017 con sede in provincia di Milano e sussidiaria di Foshun Obali, colosso cinese attivo nel settore navale e che produce, tra le altre cose, dispositivi elettronici per navi da guerra. Sul sito della casa madre sotto la sezione 'special products' ci sono, senza alcuna didascalia esplicativa, due immagini della Liaoning, una delle portaerei della Marina militare cinese. Almeno fino al novembre 2015, un'altra sussidiaria del gruppo Fushun Obali, specializzata in allestimenti e costruzioni navali, possedeva la certificazione necessaria a produrre componentistica ad uso militare.

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Sul sito della casa madre cinese Fushun Obali, sotto la sezione "special product" appare l'immagine della portaerei Liaoning senza alcuna didascalia esplicativa.

Certificazione necessaria a produrre componentistica
ad uso militare di una sussidiaria di Fushun Obali.

Nel bilancio del 2018 di Obali Europe, anno in cui Hu Yunlai era ancora presidente, si fa riferimento a un accordo commerciale che l'azienda avrebbe poi stipulato nella primavera 2019 con Fincantieri, l'azienda italiana leader nel mondo della cantieristica navale. Sembrerebbe quindi che Hu abbia gestito la trattativa personalmente per poi – a febbraio 2019, solo un mese circa prima del successo dell'operazione - lasciare cariche e quote societarie direttamente in mano a esponenti della casa madre cinese. Interrogati a proposito di eventuali rapporti con Hu Yunlai, a Fincantieri ci rispondono di non poter commentare gli accordi commerciali e di non essere a conoscenza del coinvolgimento di Hu Yunlai nel caso Morabito. 

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I rapporti tra Hu Yunlai e Fincantieri sembrano essere di lunga data. "Il primo ordine della divisione meccanica di Fincantieri in Cina l'ho preso io" ci dice Hu Yunlai nella polverosa sala riunioni della sua azienda a Lainate, nei sobborghi di Milano. Era il 2015 e si trattava di un ordine per una nave passeggeri per l'armatore norvegese Viking. Hu ha introdotto Fincantieri alla controparte cinese in qualità di loro agente e "alla fine abbiamo preso l'ordine" ci racconta. 

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Parla con voce ferma e sicura mentre ci spiega da quali parti è composta una nave, ma quando cerchiamo di capire di più sul suo rapporto con Fincantieri si fa cupo, abbassa lo sguardo e inizia a tentennare. "Io sono laureato all'Università di Genova e molti dei tecnici di Fincantieri provengono da lì, quindi ho conosciuto Fincantieri tramite le mie conoscenze universitarie".

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Vedendolo restio proviamo a chiedergli di Obali Europe, la ditta di cui era a capo: "non ho più alcun rapporto con loro, ho sentito che è fallita" dice. Quando chiediamo ulteriori informazioni sull'azienda, si innervosisce, ci accusa di avergli teso un'imboscata e lascia la stanza.

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Hu Yunlai, imprenditore di origini cinesi in Italia e già presidente di Obali Europe.
Hu reagisce alla domanda riguardo i suoi rapporti con Obali Europe e la casa madre cinese, Fushun Obali.

Proviamo a seguirlo fuori dalla sala riunioni, ma ci accorgiamo che l'imprenditore è scappato dalla sede aziendale dove siamo rimaste soltanto noi tre e la sua segretaria, che ci dice di non contattarlo mai più. Lo richiamiamo al cellulare ma è ancora scosso e non vuole assolutamente riprendere l'argomento. 

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Qualche settimana più tardi facciamo un ultimo tentativo e lo ricontattiamo via e-mail per sottoporgli qualche domanda sul suo lavoro a Obali Europe, sulla casa madre cinese e sull'accordo con Fincantieri. Ci risponde di essere stato amministratore delegato di Obali Europe, sussidiaria di Fushun Obali, fino alla fine del 2017, anche se stando ai verbali d'assemblea dei soci le dimissioni di Hu Yunlai in qualità di presidente del consiglio di amministrazione risalgono a inizio 2019. 

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Non è l'unica imprecisione nel racconto di Hu: Obali Europe risulta attiva; né in fallimento, né in liquidazione. L'ultimo bilancio disponibile è del 2020 e si chiude con una perdita di circa 46,000 euro che verrà coperta con un finanziamento da Fushun Obali Ltd, si legge nel verbale d'assemblea. Sull’accordo con Fincantieri, invece, Hu Yunlai dichiara di non sapere nulla.

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Altrettanto interessante è la storia dell'avvocato Xu Claudio Chenghui. Nella vicenda dell'Ambasciatore Morabito, la figura dell'avvocato romano emerge come secondo intermediario degli investitori cinesi.  Spulciando i documenti dell'indagine della Guardia di Finanza, ci sembra che i legami tra Claudio Xu e la politica cinese siano piuttosto stretti: notiamo un riferimento a una serie di impegni che l'avvocato romano aveva "prima del congresso del [P]artito". 

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Estratto proveniente dall'informativa della Guardia di Finanza.
L'oggetto della conversazione intercettata è l'avvocato Claudio Xu Chenghui.

Questo diaologo è estrapolato da una conversazione avvenuta nel settembre 2017 e ci appare verosimile che il "congresso del [P]artito" a cui si fa riferimento sia il XIX Congresso nazionale del Partito comunista cinese, svoltosi a Pechino nell’ottobre 2017. Il Congresso nazionale è l'assemblea che ogni cinque anni riunisce un numero accuratamente selezionato di membri del Partito per prendere le decisioni più importanti, dall’elezione dei funzionari senior agli emendamenti della Costituzione del Pcc. A quello del 2017, Xi Jinping ha rimosso il limite costituzionale dei due mandati, ponendo le basi per governare a vita.

 

Nei documenti dell'indagine, l'avvocato Xu viene indicato come un "esponente degli organi locali dell'Hubei" che facilita un incontro tra l'ambasciatore Morabito e l'allora segretario del Partito per la provincia dello Hubei Li Hongzhong, avvenuto al Forum on Global Production Capacity and Business Cooperation tenutosi a Wuhan nel giugno 2016.

Nel caso dell'avvocato Xu Chenghui si può parlare di rapporti con attori del Fronte unito. 

I legami di Xu con la politica italiana e cinese non sembrano circoscritti al caso Morabito. L'avvocato infatti è anche parte di una delegazione dello Hubei che nel novembre 2016 firma un accordo con l'Istituto Neuromed di Pozzilli, in provincia di Isernia, di proprietà dell'europarlamentare di Forza Italia Aldo Patriciello. Il Memorandum d'intesa firmato tra il Centro per lo scambio scientifico e tecnologico internazionale dello Hubei e Neuromed prevede "scambi di ricercatori, redazione di progetti congiunti e altre iniziative di sviluppo scientifico e tecnologico".

 

Nella stessa occasione si registra una seconda visita tra la delegazione dello Hubei e i rappresentati della regione Molise. L'incontro si conclude con la firma di un Protocollo d'amicizia, sulla base di interessi nella cooperazione "anche nel campo della ricerca scientifica, delle infrastrutture, del turismo e dell’ambiente". La conoscenza tra i funzionari della regione italiana e la controparte cinese sembra risalire allo stesso Forum di Wuhan dove l'avvocato Xu ha presentato il segretario del Partito Xi all'ambasciatore Morabito nel giugno 2016.

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Contattato per un commento sulla vicenda e sulle sue affiliazioni politiche, l'avvocato Xu non ha voluto rilasciare alcuna intervista e al momento della redazione dell'inchiesta le nostre domande via e-mail sono rimaste senza risposta. Né l'Istituto Neuromed né la regione Molise hanno risposto alle nostre richieste di commento per iscritto. 

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Nel caso dell'avvocato Xu Chenghui si può parlare di rapporti con attori del Fronte unito. A guidare la delegazione cinese in Molise in entrambe le occasioni è Chen Tianhui, vicepresidente esecutivo del comitato provinciale dello Hubei della Conferenza politica consultiva  del popolo cinese (Cppcc nel suo acronimo inglese). Poco conosciuta se non dagli specialisti, la Conferenza politica consultiva  del popolo cinese  è una delle organizzazioni di punta del Fronte unito: il suo comitato direttivo è presieduto da un membro del comitato permanente dell'ufficio direttivo del Partito comunista cinese. Della Cppccne abbiamo già parlato in riferimento all'Associazione Progetto Italia-Cina di Wang Xin [se vuoi saperne di più segui questo link]. 

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Se l'ambasciatore Morabito si è legato a Hu Yunlai e Xu Chenghui, come anche a moltissime altre figure presenti nell'inchiesta della Guardia di Finanza, "ricevendo in cambio danaro e/o utilità di vario genere, o accettandone la promessa",  la relazione con figure influenti della politica locale segue di solito delle modalità più lineari. Vi raccontiamo allora come esempio una storia più ordinaria, quella di Mario Razzanelli, imprenditore fiorentino, vicecapogruppo di Forza Italia al consiglio comunale e cittadino onorario della città cinese Ningbo, centro portuale a sud di Shanghai. 

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"Mi sembrava di essere il presidente della Repubblica, c'erano televisioni, giornali…” racconta Razzanelli, ricordando la sua prima visita a Ningbo nell'autunno del 2003. Come si era trovato lì? L'imprenditore fiorentino ci accoglie nel suo lussuoso appartamento di Firenze, tra trofei di vela e stampe giapponesi, per raccontarci del  "colpo di fulmine", come lui stesso lo descrive, con la Cina, iniziato per caso e che gli ha cambiato la vita.​ 

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Mario Razzanelli, vice capogruppo di Forza Italia a Firenze. Razzanelli ci racconta dei suoi legami
con la Cina, iniziati nei primi anni 2000 e sfociati nell'inaugurazione di una copia del David a Ningbo.

Quando gli chiediamo i motivi di questo rapporto elettivo sviluppatosi con gli anni, Razzanelli si limita a parlare di un'intesa spontanea. Dichiara di non aver mai ricevuto pressioni o richieste, menziona i grandi affari nel mercato cinesi per gli imprenditori fiorentini e le sue decine di viaggi a Ningbo (quasi 70 in poco meno di vent'anni), ma non pare molto preparato quando lo interroghiamo sugli aspetti sociali e politici del paese. "Molti non lo sanno, ma in Cina ci sono delle  elezioni e  il Partito comunista raccoglie ancora oggi la maggioranza dei consensi probabilmente perché ha favorito uno sviluppo economico incredibile. Pensate che nel 2003 a Ningbo c'era un solo albergo a cinque  stelle oggi sono più di trenta" commenta. Riguardo alle violazioni dei diritti umani, di Taiwan e Hong Kong, Razzanelli ammette di non essere molto informato. 

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"Di solito visito Nigbo nel mese di ottobre, in occasione del Festival della Moda e della Cultura. Loro organizzano una grandissima cena in cui invitano tutti gli imprenditori e politici più importanti della città insieme a  quelli stranieri. Per l'Italia la Cina è un mercato pazzesco per moltissimi settori" dice.

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Nel 2012 Razzanelli aveva spinto per l'apertura di un'università cinese a Firenze. Oggi il piano sembra definitivamente morto, ma per Razzanelli "sarebbe una bella idea". Negli ultimi anni la sua principale battaglia politica è contro la nuova tramvia fiorentina, a cui lui propone invece come alternativa "il tram cinese senza rotaie e senza fili" che ci mostra sul suo cellulare. Nonostante questi tentativi non siano andati a buon fine, Razzanelli rimane convinto di aver trovato la sua America in Cina; non esita a dare una mano agli amici cinesi, come quando nel 2018 accompagnò le telecamere di Ningbo TV  a visitare Firenze e la redazione de La Nazione, che a proposito di tale visita pubblicò un articolo dal titolo "Cina, 40 anni di libertà".

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